Venerdì 01 febbraio, alle 20.00 del
crepuscolo, nell’affascinante atmosfera del Filatoio di Caraglio, si è svolta
una mitica”sei mani” dei migliori cuochi della Valle Grana che hanno proposto,
esaltato, esternato, interpretato la particolare grazia del nostro
Tartufo nero.
Una sapore che dona delicatezza e
sensazioni, che sa di caldi boschi e di fresca alba. Che, a differenza del
tartufo bianco, deve esser ricercato, svelato e goduto come un eccitante premio
per i nostri sensi cacciatori.
Il tartufo nero della Valle Grana non
è un aroma che da effluvi quasi invadenti e così facilmente imitabili
artificialmente. Il tartufo nero è un ingrediente che tiene
gelosamente
in se, come in uno scrigno, la sua
virtù per poi esprimersi al meglio, con la sua particolare unicità, nella giusta
collocazione culinaria.
Bisogna usarlo sapientemente, con
grande semplicità, e non solo aggiungerlo e trattarlo da semplice ospite, ma
coinvolgerlo in cucina.
Solo così, in un lampo di calore tra
cielo e terra, darà il meglio di se stesso. Un gusto lieve ma
ineguagliabile.
Matteo del Ristorante da Elisa, Lele
della Trattoria il Castello e Poldo del Ristorante il Portichetto, in quella
serata magica, hanno condotto i simpatici commensali tra i segreti di questo particolare e misterioso
fungo sotterraneo dal carattere selvatico e timido.
Si dice che il tartufo nero sia il
cibo preferito dei piccoli sarvan e che il carattere sia uguale. Io non lo so ma
se così fosse la cosa non mi stupirebbe.
Il resto, che dire?
Provare per
credere.
Lucio Alciati
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